Natale Antonio Rossi
Rita Delle Noci: originalità e talento
La qualità del lavoro artistico di Rita Delle Noci non sfugge neanche a chi non si dovesse intendere di arte, di grafica e di pittura. Nelle sue opere si rinviene sicurezza del tratto, bellezza del disegno e una scientifica grazia che potremmo definire geografica poiché permette di seguire il modo leggero e giocoso con cui l’opera si presenta. Così quest’ultima mostra un sistema che sembra non avvalersi di alcun supporto materiale poiché si affida più al suo percorso immaginativo che al segno. O, se si vuole, alla costruzione di una somiglianza visiva che fa sì che la realtà dell’opera sia apparentemente tradizionale mimesi della natura, mentre è in realtà un sontuoso rincorrersi di segni disposti secondo un ordine organico destinato a costruire una configurazione che fa la qualità dell’opera.
E così i lavori, le grafiche, i rosoni, le icone, le architetture sono quadrature o curvature dell’impossibile, un itinerario che trova l’ordine del suo farsi nell’accumulazione infinitamente paziente del segno, pur se annunciata come rapida (e accurata) esecuzione temporale. E all’astante viene il dubbio che la creazione espressiva – così particolare – di quest’artista sia una rappresentazione della realtà che si oppone al suo contenuto. Infatti, non ha senso trattare come se fosse grafica la tecnica a cui si affidano queste opere per realizzarsi, pur se la loro immagine è bidimensionale, fondata (o ancorata) sulla prospettiva, estratta da una frammentazione dello spazio (con volontà di insidiare anche il tempo) che sembra presumere definizioni proprie dell’astrazione.
Rita Delle Noci è artista consapevole del suo linguaggio, accurato e prezioso come il cesello dell’orefice, e non ne progetta l’uscita né l’abbandono. È coerente con il suo linguaggio artistico come una identificazione per interposto sistema. Non sembra essere attratta da sperimentalismi che possano insidiare la qualità – persino accademica – del suo fare espressione d’arte. L’originalità delle sue opere sta nel suo coraggio di perseguire una tecnica di sua invenzione che sembrando appartenere alla grafica viene a volte ritenuta “arte minore” poiché esente dalla motivazione primaria dell’olio in pittura che fa bruciare la fronte e le labbra degli artisti. Sua – di Delle Noci – è invece la ricerca, sua è la tecnica, sua è la riuscita visiva dell’opera del tutto speciale, suo l’effetto che produce: opere di ricerca, da collezione, cioè non commerciali.
Un lavoro d’arte che ha trovato strade proprie, inusuali, con lo scopo di piacere e mostrare talento: il segno e il tratto registrano e decontestualizzano, interagiscono con ciò che lo spettatore vede. Un tratto, uno spazio, una linea, un vuoto, una curva, un groviglio, un ordinato accumulo segnico e l’immagine compare con una precisa altra individualità, dotta di una sua autonomia creatrice.
A ben guardare, si tratta di opere che appaiono come miriadi di tratti e di frammenti. Dettagli di una più ampia struttura o architettura; mentre sono particolari di una unità di senso che si propone come organismo di un linguaggio che sembra essersi appropriato di processi fisici di formazione per aggregazioni altamente organizzate. E il loro magnetismo è pari a quello della crescita dei cristalli. Ma è sempre il disegno che parla di sé, che dà forma ai congiungimenti e agli attraversamenti, come parole di una narrazione o dichiarazione di esistenza di un’arte che non ha bisogno di essere spiegata per esistere.
Natale Antonio Rossi
Presidente dell’Unione Nazionale Scrittori e Artisti